Nell’ortodossia tradizionale la luce sta a designare il dominio della verità, mentre la tenebra è normalmente simbolo d’ignoranza. Per l’uomo comune il rapporto è nettamente inverso: il regno della luce è quello in cui si svolge la sua vita materiale mentre la tenebra è il dominio, per lui inaccessibile, della verità. Tale il punto di vista, dantescamente, dei « vivi – del vivere ch’è un correre alla morte », di coloro che muoiono invece di vivere, ignorando quale sia la vera vita e che possibilità di sviluppi infiniti essa offra a chi è capace di elevarvisi.

Ma qui c’interessa di stabilire ciò: quale che sia il punto di vista che si adotti, quello della verità o della ignoranza, rimane fermo che tra la luce e la tenebra, cioè tra ciò che l’uomo sa o crede di sapere e ciò che non sa, intercede una zona intermedia che chiameremo provvisoriamente zona d’ombra. Preferiamo questa denominazione a quelle in uso presso psicologi e « spiritualisti », gli uni e gli altri ponendosi ad un punto di vista unilaterale, perciò erroneo e inaccettabile.

Da questa zona provengono in grandissima parte azioni e reazioni lente o improvvise che sfociano subitamente nella vita di tutti i giorni degli individui e dei popoli provocando crisi inspiegabili e costituendo il dominio dell’imprevedibile, termine, questo, di cui si fa molto uso specialmente in lunghi periodi di crisi, ove né si sa né si vede come possa costituirsi l’avvenire prossimo del mondo.

Nessuna persona sensata ormai ricorre al caso per spiegare ciò che si sottrae all’osservazione normale: sia che si ammetta un ordine e un principio d’ordine nel mondo, sia che si ricorra al fatalismo delle così dette leggi naturali, non vi è alcun posto per il caso, il quale esiste solo nella fantasia di quelli che potremmo chiamare i fortuitisti, cioè i miopi sistematici.

Diremo subito che questa zona d’ombra è un mondo ordinatissimo le cui azioni e reazioni avvengono come riflesso di ciò che gli uomini compiono nella loro vita ordinaria e delle cui ripercussioni essi non hanno coscienza nella fascia semi oscura che li circonda. I Romani – per tenerci a ciò che tutti più o meno conoscono – avevano piena coscienza di questo mondo intermediario e cercavano di imprimere ad ogni atto della loro vita un carattere di aderenza o di propiziazione in ordine alle forze che si scatenano improvvisamente, alcune volte sotto l’aspetto di una vera e propria fatalità.

Ciò sembrano ignorare i moderni, che preferiscono relegare nel dominio dell’imprevedibile tutto quel che sfugge alla loro visione materialistica e superficiale delle cose. Questa zona è un serbatoio immenso da cui si staccano correnti, impeti, crolli istantanei, ondate insidiose che, letteralmente, minano l’esistenza degli uomini e dei popoli. Le forze che attualmente cercano di intaccare tutto ciò che ha ancora un sigillo tradizionale traggono alimento soprattutto dalla zona d’ombra per sostenere e rinforzare il disordine attuale.

A chi vuol seguirci in quest’ordine di considerazioni diremo che questa zona d’ombra non perdona mai, né può perdonare, perché non obbedisce ad alcuna legge morale bensì ad un ordine preciso che opera con una esattezza ben altrimenti scrupolosa di quella delle stesse leggi naturali. Agendo tra uomini e popoli che l’ignorano, essa scoppia per così dire improvvisamente con complessi indistricabili, il cui carattere caotico colpisce soltanto gli ignoranti e gli inavvertiti.

E’ dovere di tutti coloro che custodiscono la scienza sacra indicare i pericoli di queste forze dell’anti-tradizione, le quali sfruttano le correnti serpentine della zona dell’ombra per impedire che il mondo, attraverso il travaglio e la deviazione di quest’ultimi secoli, ritrovi quell’assetto, quel’ordine di potenza e di verità, senza del quale sarà condannato a precipitare fatalmente nella più buia anarchia.

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