Tradotto dal cecoslovacco - «Hudba Pramenù»,

ed. Odkaz, Praga, 1918 – da B. Vendis.»


 

Il fuoco di vita acceso da un’altra unione che non quella che è dato di conoscere agli uomini mortali, se non deve spegnersi ma potenziarsi, esige impetuose correnti di vento che vengano dall’infinito. Soltanto poi esso passa dai toni rosso sangue a quelli del purissimo splendore bianco propagantesi in larghi cerchi di luce. Non importa che il dialogo delle fiamma divampanti attira a se gli insetti che volano nel crepuscolo delle nostre notti, o che ai fuochi si avvicinino, strisciando, le vipere – nemiche astute delle fiamme! Il forte non teme il loro veleno; egli le afferra invece con mani nude e purifica così dalla loro astuzia il suo terreno. Il sangue dei forti è immune da ogni veleno giacché perfino il veleno è risolto in quel sublime succo; i forti si sono preparati alla missione loro avendo conosciuto e assorbito sia ciò che esalta la vita, sia ciò che l’uccide.

L’anima di colui che ascende verso la luce conosce un solo pericolo: ciò che è raggiungibile senza pericolo. La terra promessa dell’anima non ha che vie impraticabili. E quand’anche l’anima stanca, sosti, i suoi sguardi non riposano mai. Essa raccoglie con un solo suo sguardo migliaia di soli della via lattea e li getta davanti ai suoi passi come sabbia sulla via della propria immortalità. I suoi sogni non acquistano leggerezza se non si muovono al di sopra degli abissi – giacché l’elemento vero dell’anima è lo spazio stendentesi fra l’accendersi e lo spegnersi dei mondi. Le notti di essa preparano vie per i suoi giorni; le sue debolezze – per la sua forza; la caduta – per la sua vittoria; la morte – per l’affermazione della vita. E come è possibile chiamare «riposo» il cammino ove ogni passo si affaccia su delle infinità?

L’anima vuole impadronirsi di tutto ciò che incontra. Penetra in tutte le cose per ridurle alle proprie leggi di libertà. Ogni profondità esprime, nel suo linguaggio, una possibilità di discesa e di conoscenza nuova. Secondo le tradizioni della propria origine, essa non conosce un piacere più grande di quello del costruire in terra di eternità. Sempre desta, essa non può non svegliare ciò che dorme. Il suo sguardo fa maturare ogni fiore; mai soddisfatto, la loro superficie contessuta di profumi e di luce non lo arresta; attraversandola esso penetra invece fino al fuoco della terra che dette loro crescita, e più oltre ancora, attraverso la terra – quasi che questa fosse trasparente – fino all’altro emisfero ove si apre un altro spazio con nuovi astri. Nulla può porre limiti all’anima, tranne l’illimitato.

L’anima è generosa in sublime prodigalità rispetto a tutto ciò che ha conquistato: ma gelosamente custodisce le proprie speranze nell’irraggiungibile. Neppure la morte possiede una forza sufficiente per poterla ipnotizzare in un’inattività, per poter estinguere in lei quella sete di conquista, quell’abbacinamento di splendore dei tesori ammassati nello scrigno del Cosmo i cui archi si perdono nell’infinità e dove i mondi, come tante gemme promanano la luce da lungo tempo assorbita.

Il sole ha creato la sua vista terrestre; la gravitazione – la sua potenza; il dolore – il suo amore; l’impossibile – la sua audacia. Quanto più grave la fatica, tanto più dolce e amabile è il color del sangue nel suo sembiante, e tanto più accelerato ed armonioso il suo respiro. Rapitrice del moto, essa ama tutto ciò che va rapido – il tempo; e tutto ciò che libera il suo volo dagli ostacoli – lo spazio glorioso …

Le più libere, le più forti manifestazioni dell’anima che, nei rari splendidi momenti luminosi di questa terra, danno sorpresa allo sguardo nostro, sono di un divorare febbrile e radiante, di uno splendore che pare mobile criniera ignea pettinata dal vento. A coloro che non sono usi a questo spettacolo (tanto poco attendibili nei climi poveri e freddi del nostro tempo), sembra esservi qualcosa di duramente egoistico, in quel volo ardente, la cui bellezza è troppo abbagliante per gli occhi appena scioltisi dai sogni. La concentrazione intensa di chi crea sembra indifferenza ai fratelli che non capiscono che là dove l’anima sta costruendo, gli istanti hanno valori di evi. Ma come sarebbe possibile, altrimenti, chiudere tutte le forze in quei gloriosi tocchi creatori che penetrando, quasi dita eteree, la materia, sanno muovere reti di rapporti interiori per tesserne di nuove? Come rimproverare un architetto per la severità del suo sguardo che con cura scruta le fondamenta di una costruzione attraverso la quale passeranno migliaia di esseri non ancora nati? Come se l’amore non fosse capace di tante forme – esso, che è multiforme come fuoco! Come se il suo calore si estinguesse quando la fiamma diventa invisibile!

Mai l’anima costruisce soltanto per se. Nei luoghi dove essa costruisce lo spazio è fitto di migliaia di mani che sorgono dalla profondità dei secoli: mani che si incontrano in strette piene di un significato di fratellanza eterna e si trasmettono l’un l’altra l’opera. Dai luoghi di questa attività ardente e terrificante, il ricordo riscende muto e turbato, mortalmente stanco per il rimbombo delle migliaia di martelli; accecato dallo splendore bianco delle fornaci; stordito dallo scroscio degli strumenti di quelle officine misteriose, dai comandi che tagliano l’atmosfera ardente, dalla febbre del respiro delle masse, dal rumore dei passi di coloro che vanno e vengono, e dal canto di chi già sta lavorando in alto. In queste contrade non vi è niente di paragonabile alle appassite opinioni dei terrestri sull’egoismo e alla piccola cura che chiude gli alveari affinché la loro dolcezza non fugga verso labbra fraterne. Non vi è atto che non metta in movimento tutti gli atomi, fin agli ultimi mondi. In quei mari ogni onda propagandosi in cerchi raggiunge senza affievolirsi le rive. Qui si costruiscono vie per migliaia di uomini, città che saranno abitate da popoli interi e le cui porte si aprono ciascuna sopra un nuovo secolo. Qui cade la pioggia che fertilizza i ricchi campi di tutte le terre nel cosmo. Nel Sole che qui brilla , vibrano tutti i soli così come vibra la polvere, in un giorno d’estate, su campi infiniti ove fra il crepitio delle spighe matura la futura messe. Qui tutte le volontà vibrano nelle vibrazioni di una sola volontà. Tutte le forze si uniscono in uno slancio unico di onnipotenza. Qui viene respirato l’amore come aria fatta ardente dal fuoco di tutti i tropici, gelata dal ghiaccio di tutte le notti artiche, profumata dai profumi di tutte le primavere …

 

Che coraggio deve avere l’anima miseramente rinchiusa nel carcere di alcuni oscuri sensi, soggetti a tutte le ironie della materia; che coraggio deve avere, se vuole capire di che cosa qui si tratta! Che le stelle in tutte le infinità sono i suoi stessi sguardi trasmutatisi in fuoco, che, proiettati,a lei torneranno quando l’ombra sua terrestre, sbiadita, non sussisterà che nel ricordo incerto di alcune anime solitarie, per poi spegnersi per sempre.

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